Forse è solo una felice coincidenza la concomitanza di due eventi apparentemente diversissimi ma sostanzialmente legati da un filo conduttore di grande suggestione: la determinazione -ben ferma in chi ebbe la fortuna di conoscerlo e di frequentarlo- di non lasciar passare sotto silenzio la ricorrenza del centenario della nascita di quel gigante del diritto e della venezianità che fu Feliciano Benvenuti, e il lancio, ad opera dei Presidenti di Veneto e Lombardia, dell’idea-programma della Macroregione Alpina, che forse sarebbe più consono a idea e programmi definire Mineuropa Alpina.
A legare i due eventi sta l’idea di fondo dell’europeismo benvenutiano, bene espresso nella sua celebre Prolusione al Secondo Convegno (che fu anche l’ultimo; oh i tempi in cui le idee d’avanguardia anche in campo politico venivano preliminarmente dibattute in simposi accademici di altissimo livello e non in conciliaboli salottieri!) celebrato a Lugano nel 1985, indetto dall’infaticabile Presidente Lombardo d’allora, l’indimenticato Piero Bassetti, Le Alpi per l’Europa – una proposta politica (atti presso Jaca Book, 1988).
Benvenuti v’illustrò la sua idea d’Europa, una comunità di Stati destinata a diventare un super-Stato, una nuova entità anche politica; una meta lontana, ammoniva, per arrivare alla quale occorre valorizzare i fattori omogeneizzanti di popolazioni diverse e spesso lontanissime per cultura, storia, tradizioni e modi di vivere. Uno strumento fondamentale per realizzare quest’ideale è la valorizzazione del fattore-territorio in quella visione (che fu -si può ben dire!- un chiodo fisso del Grande Maestro) del confine delle funzioni e non di barriere geografiche. Individuare i fattori caratterizzanti del territorio (unico fattore rilevante valorizzabile) ed esaltarli in istituzioni consone, finalizzate alla realizzazione della nuova Europa; delle Regioni, non più degli Stati. Ecco la scoperta del “fattore Alpi”, un “fattore-territorio” tra i più efficaci per creare una comunità coesa di popolazioni diversissime, ma condannate a crescere sorelle.
Ed ecco il passaggio naturale dalla Minieuropa alla Macroregione.
Calando quelle idee -così avveniristiche per l’epoca!- nel contesto italiano attuale, occorre prendere -sia pur dolorosamente- atto del completo fallimento dell’ideale regionalistico, delineato con tenacia invano anticipatrice da un altro Veneziano illustre, quel Senatore Eugenio Gatto, che del regionalismo del 1970-71 fu l’inventore e il primo realizzatore. A descrivere impietosamente tale fallimento è -da un osservatorio sotto molti aspetti privilegiato qual’è l’Università di Trento- il Prof. Falcon in vari saggi di Scritti scelti, edito dalla Cedam di Padova nel 2015.
Un primo passo verso quella metà potrebbe proprio essere la Macroregione del Nord-Est, che unisse le tre Regioni attuali Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige in un primo approccio anticipatore della nuova Comunità Mitteleuropea, avviando lo sfruttamento del fattore territoriale unificante rappresentato dal sistema alpino. Cammino lungo e periglioso, osservava ancora il Benvenuti, ma -gli si può ben rispondere- se mai si comincia mai s’arriverà.
Ecco allora il primo passo: il referendum unificante previsto dall’art. 132 della Costituzione.